Carrube, ricordi d'infanzia e... tortini di carruba con salsa ai cachi







































I miei ospiti che arrivano nel periodo tra la fine di luglio e l'inizio di agosto, mi chiedono cosa sia questo strano odore nell’aria, un po’ dolciastro e persistente, oppure mi chiedono cosa siano questi strani baccelli che cominciano a cadere dai questi alberi verdi e imponenti che si trovano nel mio cortile. E io comincio a spiegare che questo albero che assomiglia alla quercia (sua lontana cugina) per  resistenza e per la caratteristica di essere un sempreverde, fu portato dal medio oriente (suo luogo d’origine) già dai Greci ma solo con gli Arabi ne fu intensificata la coltivazione. Il suo nome è carrubo.
La carruba è il nome del frutto. All’interno i semi si chiamano carati, lo stesso nome dell’unità di misura usata per le pietre preziose. Fin dall’antichità si credeva che i semi avessero sempre lo stesso peso (cosa poi smentita in studi recenti) e per questo venivano usati come riferimento per il commercio di preziosi. 
Alla mia spiegazione seguiva un’altra domanda: "A cosa servono le carrube?"
Se una volta erano usate come foraggio per gli animali della fattoria, oggi sono invece usate nella grande industria alimentare e farmaceutica.
I semi, una volta polverizzati, diventano degli additivi naturali nel ruolo di addensanti ed emulsionanti.
La polpa, invece, diventa una farina, molto dolce e dal gusto caratteristico.
La raccolta delle carrube è uno dei momenti cruciali che scandiscono l'anno in campagna, assieme alla raccolta delle mandorle e delle olive.
E così racconto di una bambina dallo sguardo un po’ incerto che cerca di abbracciare un paesaggio che le si presenta: giallo e secco, azzurro per il colore del cielo e verde per gli alberi di mandorlo, di carrubo e d’olivo. Presenze salvatrici, unico riparo da quel sole inesorabile e da quell’aria calda che brucia la gola.
Il ricordo continua nel suono delle cicale, un sottofondo che ipnotizza assieme al rumore cadenzato delle canne battute dagli uomini contro gli alberi. 
I teli, alla base di ogni albero, accolgono le carrube che cadono a ogni colpo. Questi frutti strani e bizzarri, baccelli marroni e piatti che a noi bambini piace masticare in modo da separare la polpa dolce e farinosa dalla buccia coriacea e dai semini temuti per la loro durezza. L'odore intenso di questi frutti si propaga nell'aria e persiste per giorni fino alla fine della raccolta e dello stoccaggio.
Per me è il profumo dell'estate.

La farina di carrube è di per sé molto dolce ho così ridotto le dosi di zucchero della torta e l'ho eliminato anche nella salsa ai cachi, questi ultimi frutti già molto dolci.

Questa ricetta la troverete anche su http://www.sicilymag.it 


Tortini di carruba con salsa ai cachi speziata

200g farina di carrube
100g farina00
4 uova
110g zucchero
80g burro
latte q.b.
10g lievito per dolci
4 cachi maturi
mezza bacca di vaniglia
2 anice stellati
un'arancia
sale
violette candite

Per la salsa:
Pelate i cachi e metteteli in un pentolino dal fondo spesso, assieme alle spezie e lasciate sul fuoco moderato fino a quando non avrete una salsa un po' densa, aggiungete un po' di succo d'arancia.
Per la base:
Accendete il forno a 170°C.
Fate fondere il burro e lasciate intiepidire.
In una terrina montate le uova con lo zucchero, quando saranno chiare e spumose aggiungete le farine con il lievito e la buccia grattugiata dell'arancia, amalgamate bene e aggiungete il latte se l'impasto dovesse risultare asciutto. Unite il burro e lavorate l'impasto con un cucchiaio.
Ungete una teglia di 24 di diametro e versatevi l'impasto.
Mettete in forno per circa 30 minuti comunque vale la prova stecchino.
Lasciate raffreddare la torta su una gratella.
A questo punto potrete tagliare la torta nel senso orizzontale in modo da avere dei dischi di torta che potrete farcire con la salsa ai cachi. Oppure potrete fare delle tortine monoporzione, ritagliando con un coppapasta di diverse misure, a scalare, dei dischi che farcirete con la salsa ai cachi direttamente nei piattini con cui servirete il dolce.
In ogni caso guarnite con della violette candite.

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